Non ho mai creduto nella sorte, nella fortuna, negli oroscopi. Mai. Mai sofferto quella inconscia senzazione di dover o poter controllare tutto a priori, di non essere libero di agire contro la comune intolleranza agli eventi più banali.
Eppure tra postulati Laplaceani (o aforismi per i meno estimatori) mi muovo costantemente in una scatola chiusa, legata, affetta da ciò che per consuetudine si è imposto come dogma. E parlo di religioni, ideologie, convinzioni non proprie, adottate ed adattatesi come argilla molle sul corpo, sulla lingua, sugli occhi di tutti. Ne è passato di tempo. E non cambia nulla (per non usare quelle locuzioni di proprietà altrui seppur vicine). E prima gli occhi, poi la lingua. E poi il corpo. Tace. Gargoyles nell'animo (quanta accezione materialistica vorrei imprimere in questo termine!). Ma tra metafore e analogie - forse lì si nasconde molta paura - è tempo di attendere davvero quell'unica splendida notte.
Nessun commento:
Posta un commento