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lunedì 27 aprile 2020

'e adesso cambiamo decisamente argomento'

Nelle notti scoscese dalle lame dei nostri sguardi
ho spesso temuto di tracollare.
Che poi era un salto di pochi centimetri
che con te non avevamo mai avuto l'ambizione
di raggiungere gli altri lì in cima.
Che si stava meglio qui
sul livello del mare
a temperatura ambiente
sui tropici dei nostri corpi
nei camici dei nostri nonni.
Semplicemente connessi
senza buchi d'opinione
l'ansia di produrre capitale,
l'ansia
di rinegoziare i nostri mutui interessi.
Noti? Come corre l'ansia di ritrovarci.
Come il tempo va più lento dei nostri ricordi.
Noti? Come i lampioni si spengono dopo averli salutati.
Mi dicevi ch'era tutto un fuori programma
che c'era da piacere alla gente ed eravamo in ritardo
che c'era da litigare e da gridare
ch'era così
nei rapporti sani.
E forse il nostro non era sano.
era uno di quelli che fanno male
quelli con l'olio di palma e i nitriti
quelli che passano solo su raitre in seconda serata.
E ci siamo meravigliati
degli insulti programmati
dei consigli disinteressati
degli applausi ai piloti
di Cosenza col Crati.
Ci siamo emozionati
per le edizioni straordinarie
per le tariffe biorarie
per le ronde semiserie
per le offerte ferroviarie.
E ci siamo abituati
ai terrori rivendicati
ai connazionali rapiti
agli argomenti cambiati.

martedì 31 marzo 2020

#55

come il giorno di natale
i tappeti illuminati
la polvere imbrigliata in superficie.
il vuoto, le domande, il conforto
tagliente
come il crollo delle lacrime
una rovinosa risalita verso le tue rapide.
roventi
come i polsi allontanati
dagli appelli più sconnessi
scontati, confusi e stropicciati.
come il giorno di domani
quasi rotto.
quasi scroscio improvvisato
quasi notte.

sabato 15 febbraio 2020

#29

Ho svuotato dentro di te ogni esigenza. Ogni richiesta.
Ho versato su di te ogni serata alcolica. Ogni postumo.
Vuoto - se non del buonumore - ansimavo senza pulsione alcuna.
Come cappi al collo i tuoi sguardi, io
su campi minati d'invidia. Carneficine d'ipocrisia.
Celle frigorifere a temperatura ambiente, morsi e rimorsi storici
ch'erano peggio della fine del mese.
Ho svuotato dentro di te quello che già avevi, insignificanti delusioni
sarebbero tramontate al prossimo Venere.
Saturno contro - volgevamo a passo svelto per fugare il futuro
tra cartomanti e sciacalli
tra anti-vax e morbilli.
Procedevamo incuranti,
incurabili contromano nelle rotonde
tra i complotti e le ronde
tra gli stupri e i migranti.
Ho svuotato dentro di te ciò di cui non avevi bisogno
pulsioni inopportune e sicurezze scadenti.
Colmi
vuoti.
Solo tensioni superficiali.

venerdì 9 aprile 2010

A sangue freddo.

Ahah..rido e celo risate.
forse questa è una di quelle poche volte in cui la ridondanza utile non dovrebbe affascinarmi, eppure, con quel finto timore che mi assale ogni volta, mi vedo costretto a buttar giù macchie virtuali d'inchiostro del cui spessore mi accingerò a rifletter in circostanza nuove.
Ed ora quando davvero i tempi sono lunghi spezzoni che so già di non poter assaporare, ora quando tutto ciò che ho davanti appare piccolo ed inconsistente, ora quando, di contro, ciò che mi insegue si fa minaccioso e non più titubante, ora non riesco davvero a pendere per le decisioni più innoque.
La paura di ciò che non conosco sembra non essere tale, ma il pensiero ch'essa non può vestire altre vesti si fa prepotente nella mia mente e mi costringe e voltare lo sguardo a puntare gli occhi d'innanzi a me, ma in terra.
E non so se sia solo un vecchio stallo da superare nella solita maniera, da temere falsamente, da godere in futuro con la superiorità ironica di chi è felice secondo etimi e semantiche che adoro conferire alle cose.
I consigli si fanno turbolenti e la loro intenzione di cambiare seppur in maniera 'planckiana' il mio modo di fare mi disturba la vista, mi altera i sensi, mi ucciderebbe (e perdonatemi l'ultima inconsistenza).
Scritti da leggere e replicare si fanno confusi ora. Addolcivano effettivamente situazioni spiacevoli, ma alla luce di quanto detto paiono avere il solo scopo di confondere ancor di più pensieri da riordinare in tempi più nuovi.
E comportamenti strani sono solo il lato subdolo della mia normalità.


The perfect form


A sangue freddo.

Ahah..rido e celo risate.
forse questa è una di quelle poche volte in cui la ridondanza utile non dovrebbe affascinarmi, eppure, con quel finto timore che mi assale ogni volta, mi vedo costretto a buttar giù macchie virtuali d'inchiostro del cui spessore mi accingerò a rifletter in circostanza nuove.
Ed ora quando davvero i tempi sono lunghi spezzoni che so già di non poter assaporare, ora quando tutto ciò che ho davanti appare piccolo ed inconsistente, ora quando, di contro, ciò che mi insegue si fa minaccioso e non più titubante, ora non riesco davvero a pendere per le decisioni più innoque.
La paura di ciò che non conosco sembra non essere tale, ma il pensiero ch'essa non può vestire altre vesti si fa prepotente nella mia mente e mi costringe e voltare lo sguardo a puntare gli occhi d'innanzi a me, ma in terra.
E non so se sia solo un vecchio stallo da superare nella solita maniera, da temere falsamente, da godere in futuro con la superiorità ironica di chi è felice secondo etimi e semantiche che adoro conferire alle cose.
I consigli si fanno turbolenti e la loro intenzione di cambiare seppur in maniera 'planckiana' il mio modo di fare mi disturba la vista, mi altera i sensi, mi ucciderebbe (e perdonatemi l'ultima inconsistenza).
Scritti da leggere e replicare si fanno confusi ora. Addolcivano effettivamente situazioni spiacevoli, ma alla luce di quanto detto paiono avere il solo scopo di confondere ancor di più pensieri da riordinare in tempi più nuovi.
E comportamenti strani sono solo il lato subdolo della mia normalità.


The perfect form


lunedì 5 aprile 2010

Freddo

E dopo giorni così, dopo tempi che vedi scorrere come palle calciate a caso e al caso, dopo sconosciuti elementi che si rincorrono e ci rincorrono a celare chissà quali istituzioni, qui arriva il momento di abbassare il volume, di avvolgere ed impacchettare desideri più o meno attesi.
I tempi si accorciano e mentre chi conta le ore attende risposte, chi le serva e le sfrutta teme forse quelle stesse risposte.
E formule ricorrenti in discorsi figuranti matrioske danno suoni che sconosciuti divengono lievi e noti, adagi, rispettabili, quasi rispettati.
Eppure l'abitudine è sempre stata la mia arma migliore da sguainare lentamente, lontano dal condividerla con gli altri, eppure ora come ora, pur riuscendo a servarvi fiducia temo che i tempi possano essere davvero troppo fuori dalla mia portata.
E ancora si rincorrono in mente possibili passi induttivi troppo spinti da rincorrere, troppo banali o forse troppo poco da poter essere dispiegati in un gioco di macchie e spazi.

Ad ogni modo non mi stancherò mai di condannare qualcosa con qualcosa.
"sprintrade network"