Ho svuotato dentro di te ogni esigenza. Ogni richiesta.
Ho versato su di te ogni serata alcolica. Ogni postumo.
Vuoto - se non del buonumore - ansimavo senza pulsione alcuna.
Come cappi al collo i tuoi sguardi, io
su campi minati d'invidia. Carneficine d'ipocrisia.
Celle frigorifere a temperatura ambiente, morsi e rimorsi storici
ch'erano peggio della fine del mese.
Ho svuotato dentro di te quello che già avevi, insignificanti delusioni
sarebbero tramontate al prossimo Venere.
Saturno contro - volgevamo a passo svelto per fugare il futuro
tra cartomanti e sciacalli
tra anti-vax e morbilli.
Procedevamo incuranti,
incurabili contromano nelle rotonde
tra i complotti e le ronde
tra gli stupri e i migranti.
Ho svuotato dentro di te ciò di cui non avevi bisogno
pulsioni inopportune e sicurezze scadenti.
Colmi
vuoti.
Solo tensioni superficiali.
patptat
sabato 15 febbraio 2020
venerdì 9 aprile 2010
A sangue freddo.
Ahah..rido e celo risate.
forse questa è una di quelle poche volte in cui la ridondanza utile non dovrebbe affascinarmi, eppure, con quel finto timore che mi assale ogni volta, mi vedo costretto a buttar giù macchie virtuali d'inchiostro del cui spessore mi accingerò a rifletter in circostanza nuove.
Ed ora quando davvero i tempi sono lunghi spezzoni che so già di non poter assaporare, ora quando tutto ciò che ho davanti appare piccolo ed inconsistente, ora quando, di contro, ciò che mi insegue si fa minaccioso e non più titubante, ora non riesco davvero a pendere per le decisioni più innoque.
La paura di ciò che non conosco sembra non essere tale, ma il pensiero ch'essa non può vestire altre vesti si fa prepotente nella mia mente e mi costringe e voltare lo sguardo a puntare gli occhi d'innanzi a me, ma in terra.
E non so se sia solo un vecchio stallo da superare nella solita maniera, da temere falsamente, da godere in futuro con la superiorità ironica di chi è felice secondo etimi e semantiche che adoro conferire alle cose.
I consigli si fanno turbolenti e la loro intenzione di cambiare seppur in maniera 'planckiana' il mio modo di fare mi disturba la vista, mi altera i sensi, mi ucciderebbe (e perdonatemi l'ultima inconsistenza).
Scritti da leggere e replicare si fanno confusi ora. Addolcivano effettivamente situazioni spiacevoli, ma alla luce di quanto detto paiono avere il solo scopo di confondere ancor di più pensieri da riordinare in tempi più nuovi.
E comportamenti strani sono solo il lato subdolo della mia normalità.
forse questa è una di quelle poche volte in cui la ridondanza utile non dovrebbe affascinarmi, eppure, con quel finto timore che mi assale ogni volta, mi vedo costretto a buttar giù macchie virtuali d'inchiostro del cui spessore mi accingerò a rifletter in circostanza nuove.
Ed ora quando davvero i tempi sono lunghi spezzoni che so già di non poter assaporare, ora quando tutto ciò che ho davanti appare piccolo ed inconsistente, ora quando, di contro, ciò che mi insegue si fa minaccioso e non più titubante, ora non riesco davvero a pendere per le decisioni più innoque.
La paura di ciò che non conosco sembra non essere tale, ma il pensiero ch'essa non può vestire altre vesti si fa prepotente nella mia mente e mi costringe e voltare lo sguardo a puntare gli occhi d'innanzi a me, ma in terra.
E non so se sia solo un vecchio stallo da superare nella solita maniera, da temere falsamente, da godere in futuro con la superiorità ironica di chi è felice secondo etimi e semantiche che adoro conferire alle cose.
I consigli si fanno turbolenti e la loro intenzione di cambiare seppur in maniera 'planckiana' il mio modo di fare mi disturba la vista, mi altera i sensi, mi ucciderebbe (e perdonatemi l'ultima inconsistenza).
Scritti da leggere e replicare si fanno confusi ora. Addolcivano effettivamente situazioni spiacevoli, ma alla luce di quanto detto paiono avere il solo scopo di confondere ancor di più pensieri da riordinare in tempi più nuovi.
E comportamenti strani sono solo il lato subdolo della mia normalità.
The perfect form

A sangue freddo.
Ahah..rido e celo risate.
forse questa è una di quelle poche volte in cui la ridondanza utile non dovrebbe affascinarmi, eppure, con quel finto timore che mi assale ogni volta, mi vedo costretto a buttar giù macchie virtuali d'inchiostro del cui spessore mi accingerò a rifletter in circostanza nuove.
Ed ora quando davvero i tempi sono lunghi spezzoni che so già di non poter assaporare, ora quando tutto ciò che ho davanti appare piccolo ed inconsistente, ora quando, di contro, ciò che mi insegue si fa minaccioso e non più titubante, ora non riesco davvero a pendere per le decisioni più innoque.
La paura di ciò che non conosco sembra non essere tale, ma il pensiero ch'essa non può vestire altre vesti si fa prepotente nella mia mente e mi costringe e voltare lo sguardo a puntare gli occhi d'innanzi a me, ma in terra.
E non so se sia solo un vecchio stallo da superare nella solita maniera, da temere falsamente, da godere in futuro con la superiorità ironica di chi è felice secondo etimi e semantiche che adoro conferire alle cose.
I consigli si fanno turbolenti e la loro intenzione di cambiare seppur in maniera 'planckiana' il mio modo di fare mi disturba la vista, mi altera i sensi, mi ucciderebbe (e perdonatemi l'ultima inconsistenza).
Scritti da leggere e replicare si fanno confusi ora. Addolcivano effettivamente situazioni spiacevoli, ma alla luce di quanto detto paiono avere il solo scopo di confondere ancor di più pensieri da riordinare in tempi più nuovi.
E comportamenti strani sono solo il lato subdolo della mia normalità.
forse questa è una di quelle poche volte in cui la ridondanza utile non dovrebbe affascinarmi, eppure, con quel finto timore che mi assale ogni volta, mi vedo costretto a buttar giù macchie virtuali d'inchiostro del cui spessore mi accingerò a rifletter in circostanza nuove.
Ed ora quando davvero i tempi sono lunghi spezzoni che so già di non poter assaporare, ora quando tutto ciò che ho davanti appare piccolo ed inconsistente, ora quando, di contro, ciò che mi insegue si fa minaccioso e non più titubante, ora non riesco davvero a pendere per le decisioni più innoque.
La paura di ciò che non conosco sembra non essere tale, ma il pensiero ch'essa non può vestire altre vesti si fa prepotente nella mia mente e mi costringe e voltare lo sguardo a puntare gli occhi d'innanzi a me, ma in terra.
E non so se sia solo un vecchio stallo da superare nella solita maniera, da temere falsamente, da godere in futuro con la superiorità ironica di chi è felice secondo etimi e semantiche che adoro conferire alle cose.
I consigli si fanno turbolenti e la loro intenzione di cambiare seppur in maniera 'planckiana' il mio modo di fare mi disturba la vista, mi altera i sensi, mi ucciderebbe (e perdonatemi l'ultima inconsistenza).
Scritti da leggere e replicare si fanno confusi ora. Addolcivano effettivamente situazioni spiacevoli, ma alla luce di quanto detto paiono avere il solo scopo di confondere ancor di più pensieri da riordinare in tempi più nuovi.
E comportamenti strani sono solo il lato subdolo della mia normalità.
The perfect form

lunedì 5 aprile 2010
Freddo
E dopo giorni così, dopo tempi che vedi scorrere come palle calciate a caso e al caso, dopo sconosciuti elementi che si rincorrono e ci rincorrono a celare chissà quali istituzioni, qui arriva il momento di abbassare il volume, di avvolgere ed impacchettare desideri più o meno attesi.
I tempi si accorciano e mentre chi conta le ore attende risposte, chi le serva e le sfrutta teme forse quelle stesse risposte.
E formule ricorrenti in discorsi figuranti matrioske danno suoni che sconosciuti divengono lievi e noti, adagi, rispettabili, quasi rispettati.
Eppure l'abitudine è sempre stata la mia arma migliore da sguainare lentamente, lontano dal condividerla con gli altri, eppure ora come ora, pur riuscendo a servarvi fiducia temo che i tempi possano essere davvero troppo fuori dalla mia portata.
E ancora si rincorrono in mente possibili passi induttivi troppo spinti da rincorrere, troppo banali o forse troppo poco da poter essere dispiegati in un gioco di macchie e spazi.
Ad ogni modo non mi stancherò mai di condannare qualcosa con qualcosa.
I tempi si accorciano e mentre chi conta le ore attende risposte, chi le serva e le sfrutta teme forse quelle stesse risposte.
E formule ricorrenti in discorsi figuranti matrioske danno suoni che sconosciuti divengono lievi e noti, adagi, rispettabili, quasi rispettati.
Eppure l'abitudine è sempre stata la mia arma migliore da sguainare lentamente, lontano dal condividerla con gli altri, eppure ora come ora, pur riuscendo a servarvi fiducia temo che i tempi possano essere davvero troppo fuori dalla mia portata.
E ancora si rincorrono in mente possibili passi induttivi troppo spinti da rincorrere, troppo banali o forse troppo poco da poter essere dispiegati in un gioco di macchie e spazi.
Ad ogni modo non mi stancherò mai di condannare qualcosa con qualcosa.
Freddo
E dopo giorni così, dopo tempi che vedi scorrere come palle calciate a caso e al caso, dopo sconosciuti elementi che si rincorrono e ci rincorrono a celare chissà quali istituzioni, qui arriva il momento di abbassare il volume, di avvolgere ed impacchettare desideri più o meno attesi.
I tempi si accorciano e mentre chi conta le ore attende risposte, chi le serva e le sfrutta teme forse quelle stesse risposte.
E formule ricorrenti in discorsi figuranti matrioske danno suoni che sconosciuti divengono lievi e noti, adagi, rispettabili, quasi rispettati.
Eppure l'abitudine è sempre stata la mia arma migliore da sguainare lentamente, lontano dal condividerla con gli altri, eppure ora come ora, pur riuscendo a servarvi fiducia temo che i tempi possano essere davvero troppo fuori dalla mia portata.
E ancora si rincorrono in mente possibili passi induttivi troppo spinti da rincorrere, troppo banali o forse troppo poco da poter essere dispiegati in un gioco di macchie e spazi.
Ad ogni modo non mi stancherò mai di condannare qualcosa con qualcosa.
I tempi si accorciano e mentre chi conta le ore attende risposte, chi le serva e le sfrutta teme forse quelle stesse risposte.
E formule ricorrenti in discorsi figuranti matrioske danno suoni che sconosciuti divengono lievi e noti, adagi, rispettabili, quasi rispettati.
Eppure l'abitudine è sempre stata la mia arma migliore da sguainare lentamente, lontano dal condividerla con gli altri, eppure ora come ora, pur riuscendo a servarvi fiducia temo che i tempi possano essere davvero troppo fuori dalla mia portata.
E ancora si rincorrono in mente possibili passi induttivi troppo spinti da rincorrere, troppo banali o forse troppo poco da poter essere dispiegati in un gioco di macchie e spazi.
Ad ogni modo non mi stancherò mai di condannare qualcosa con qualcosa.
giovedì 18 marzo 2010
Muoio..
Perchè giungere a conclusioni in fin dei conti ti fa solo capire di essere in qualchè modo capace di delineare un ragionamento pseudo-logico. Non è saggezza, nessun merito. Solo inevitabile consapevolezza di essere partecipe di un'attività raziocinante più o meno efficace.
Ma la saggezza è altrove, è ben altro. Di certo ritengo di non averla raggiunta neanche per un istante, di non aver presumibilmente la minima idea di cosa significhi davvero sacrificarsi per una causa importante che non mi tocchi per davvero.
Sarà probabilmente solo uno sfogo per l'ultima delusione affrontata o forse solamente immaginata. Eppure un' inutile risma smembrata di fogli bianchi giace sfrontatamente sulla mia scrivania senza che io possa riordinare questo disordine che non mi va più bene.
E ancora immaginare i discorsi vuoti davvero inutili mi timora dal cercare un qualsiasi contatto quasi che io apprezzi questa situazione di inerzia cocente che mi asseta e non mi dà alcuna tregua.
Sarà lo sconforto a far risuonare crude, nell'accezione meno metaforica del termine, queste parole, sarà che gli errori si ripetono e le conseguenze più o meno disastrose si ripercuotono immancabilmente.
E non vedo altra conclusione a queste righe se non un insospeso ragionamento smarrito banale a farsi impensabile da assimilare.
E ogni volta muoio.
=L)

-L|<\epsilon)
Ma la saggezza è altrove, è ben altro. Di certo ritengo di non averla raggiunta neanche per un istante, di non aver presumibilmente la minima idea di cosa significhi davvero sacrificarsi per una causa importante che non mi tocchi per davvero.
Sarà probabilmente solo uno sfogo per l'ultima delusione affrontata o forse solamente immaginata. Eppure un' inutile risma smembrata di fogli bianchi giace sfrontatamente sulla mia scrivania senza che io possa riordinare questo disordine che non mi va più bene.
E ancora immaginare i discorsi vuoti davvero inutili mi timora dal cercare un qualsiasi contatto quasi che io apprezzi questa situazione di inerzia cocente che mi asseta e non mi dà alcuna tregua.
Sarà lo sconforto a far risuonare crude, nell'accezione meno metaforica del termine, queste parole, sarà che gli errori si ripetono e le conseguenze più o meno disastrose si ripercuotono immancabilmente.
E non vedo altra conclusione a queste righe se non un insospeso ragionamento smarrito banale a farsi impensabile da assimilare.
E ogni volta muoio.
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