Le scelte, i bivi, i rimorsi, i rimpianti. Eppure ho sempre propugnato per una laplaceana imprevedibilità degli eventi che dovrebbe conferirmi quel tanto di sicurezza in più nell'accettare gli errori come elementi imprescindibili (dallo) dell'agire umano. Ma non ci riesco e per non uccidermi rapporto questa mia incapacità alla naturale imperfezione dell'uomo.
Ma una riflessione a riguardo certo non mi guida sul da farsi, o meglio non lo ha ancora fatto e nell'attesa mi affogo in parole senza senso ed immagini così profonde da apparire insignificanti per me emozionanti per gli altri (tutti).
Mi ero forse ripromesso di riflettere più spesso a priori per non dover pagare dazio alla mia superficialità per ciò che è superficiale, ma evidentemente ciò non fa per me. E ricordi di pura filosofia scolastica (nel senso non storico-filosofico) si interfacciano alla mia memoria.
Non avendo tutt'ora risposte mi abbandono ad un crudo random.
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